

LA CHIESA DI SAN ROCCO
DA SANTA MARIA A SAN ROCCO
L’antica chiesa parrocchiale di Condove, oggi dedicata a San Rocco e utilizzata come interessante spazio culturale per mostre e concerti -ma che ritorna alla sua funzione religiosa ogni anno con la messa nella festività del santo in ricorrenza di un antico voto della popolazione per l’imminenza della peste seicentesca- sarebbe un edificio romanico risalente al XII secolo. Anzi, il restauro del bel campanile e della chiesa, effettuato negli anni 1994-95, avrebbe messo in luce strutture più antiche, preesistenti e databili, secondo la Soprintendenza, ai secoli X-XI. Non stupisce pertanto il fatto che la prima attestazione documentaria della chiesa, pur essendo relativamente tarda (1290), si riferisca alla fornitura di legname da parte dei certosini di Montebenedetto “pro ecclesia de Condovis reficienda”: la chiesa aveva subito danni -non sappiamo a quale causa imputabili- e andava ricostruita. Una delle tante ricostruzioni e dei numerosi rifacimenti che l’attuale tessuto murario testimonia ed evidenzia con chiarezza di particolari. Anticamente la parrocchiale era dedicata alla Vergine Maria come risulta da svariati documenti attestanti i rapporti fra la Comunità condovese, il suo parroco e l’Abbazia di San Giusto di Susa:
“ecclesia Beate Marie Condoviarum” (1321), “ecclesia Beate Marie de Condovis” (1406) e altri. Relazioni settecentesche dei suoi parroci ricordano che “essa anticamente era chiamata sotto il titolo di Santa Maria del prato” (Andrea Bignone 1782) a sottolineare una delle caratteristiche della parrocchiale condovese: quella di essere collocata lontano dal centro abitato, isolata in mezzo ai prati, costantemente minacciata dalle alluvioni -della Dora, del Gravio e del Rio della Rossa che lì vicino scorreva lungo la “via oscura”- che ne rendevano difficoltoso l’accesso al parroco e ai fedeli e perennemente soggetta a periodiche inondazioni.
Per far fronte, in qualche modo, a questi eventi calamitosi l’orientamento della chiesa venne nei secoli invertito, con lo spostamento dell’ingresso da ovest ad est per una maggior protezione dalle acque dilavanti, con l’abbattimento dell’abside affrescata originariamente “orientata” cioè rivolta ad est e la costruzione della nuova abside poligonale e delle due cappelle laterali sul lato opposto.
Quando tutto ciò avvenne non è chiaro ma sicuramente tra la visita pastorale dell’abate di San Giusto, Guido Ferrero del 1584 (quando la chiesa è ancora rivolta ad oriente) e la successiva del 1634, quando l’inversione dell’abside è già avvenuta. Nello stesso periodo assistiamo ad un secondo cambiamento, anch’esso rimasto senza adeguata spiegazione: la parrocchiale condovese perde il suo titolo mariano e viene dedicata a san Pietro in vincoli, dedica che tutt’ora mantiene la nuova chiesa parrocchiale del paese. Nonostante gli interventi edilizi effettuati, la lontananza della chiesa dal capoluogo e la sua posizione perennemente a rischio di inondazione inducono il cardinale Vittorio Amedeo delle Lanze, durante la visita pastorale del 1744, a invitare parroco e parrocchiani a pensare ad una nuova chiesa parrocchiale: la popolazione sta aumentando e il paese ha necessità di una nuova chiesa.
Viene così realizzata -tra il 1744 e il 1755- una nuova chiesa parrocchiale per Condove, nel capoluogo, di fronte al palazzo del comune e presso la cascina dell’Abbazia di San Giusto di Susa, divenuta centro della castellania dopo l’abbandono del castello abbaziale di Caprie: ampliando la cappella seicentesca dedicata a san Carlo (la cosiddetta cappella di piazza) si ricava un edificio sufficientemente ampio e decoroso per la comunità, relegando l’antica parrocchiale al ruolo di chiesa cimiteriale dove celebrare le messe “presente cadavere”. Anche la pala d’altare rappresentante san Pietro liberato dalle catene per intervento angelico viene trasferita nella nuova chiesa che ne assume il titolo (1757).
L’antica chiesa viene così adibita alla sua nuova funzione: a metà Ottocento viene chiusa la cappella laterale "a cornu evangelii" per ricavare una camera mortuaria e nello stesso periodo viene installato un nuovo orologio sul campanile (Domenico Besussi di Avigliana 1852). Funzione che manterrà fino allo spostamento del cimitero comunale fuori del paese, in regione Battagliero (bataié) (1929).
È in tale frangente che la chiesa rischia pure la demolizione. Scrive il podestà di Condove, Valentino Barbiera alla Soprintendenza di Torino il 4 agosto 1928:
“Poiché è desiderio del Comune di utilizzare l’area del vecchio cimitero a scopo di giardino pubblico, costruendovi delle aiuole e mettendo delle piante, rivolgo a questo on. Ufficio la domanda se non creda che con l’occasione si abbatta la vecchia cappella che è addossata al campanile liberando questi da una costruzione che lo deturpa.” Fortunatamente la risposta fu negativa e venne abbattuta unicamente la cappella votiva dedicata ai Santi Rocco e Sebastiano che si trovava sulla piazza principale del paese donde fu tratto -su indicazione della Soprintendenza- il pregevole dipinto di Bartolomeo Giuliano che venne collocato nella antica parrocchiale. Così, a partire dal 1930, la stessa assunse la dedicazione a San Rocco che ancor oggi mantiene.
Giovanni Falco
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