
GIACOMO SOFFIANTINO
Giacomo Soffiantino è nato l’1 gennaio 1929 a Torino, dove si è spento il 27 maggio 2023. E stato allievo di Francesco Menzio, di Aldo Bertini e di Mario Calandri all’Accademia Albertina di Torino dove è stato incaricato alla Cattedra della Libera Scuola del Nudo.
Esordisce nel 1955 alla mostra “Niente di nuovo sotto il sole”, curata da Luigi Carluccio a La Bussola di Torino. “Sette Pittori torinesi”. Nel ’56, Luciano Pistoi lo presenta alla galleria II Milione di Milano, insieme a Merz, Ruggeri e Saroni. Partecipa alle edizioni della Biennale di Venezia del 1956, 1958, 1964 e 1972.
Soffiantino vive l'incontro con le novità mettendo sempre in primo piano le inquietudini del proprio mondo, la scoperta della bellezza della natura, la condizione dell’esistenza umana. Lo dimostra la prima personale del 1961 a La Bussola con la presentazione di Carluccio. E significativo che già in questa mostra siano presenti due dipinti sul tema degli ebrei vittime del’Olocausto.
Negli anni successivi precisa un repertorio figurale e simbolico in cui fossili, conchiglie, fiori secchi, teschi, bucrani coesistono con l’acqua viva di sorgenti, luce misteriosa di boschi, blu del cielo raggiunto oltre ‘'intrico delle piante, calme dorature, rapidi scintillii, geometrie di spazi che proiettano emozioni.
La ricerca, mossa insieme da passione umana e da affinamento dei mezzi pittorici, è fortemente innovativa. Le crescenti complicazioni compositive riguardanti forme, segni, spazi, colori producono una singolare limpidezza, inducono meditazione e silenzio ma anche fanno scoprire, tra contraddizioni talora tragiche, la bellezza sia dei rapporti umani sia della natura. In molti dipinti presenta soluzioni che, senza uscire dalla pittura, hanno “struttura a collage”. Dipinge uno straordinario capolavoro con il grande Trittico della vita (1990).
«E evidente la grande capacità di Soffiantino di rinnovarsi, se si tiene conto dell’altezza a cui la sua arte si è elevata con il ciclo Continuità (1999-2001), uno studio e sette grandi dipinti che affrontano il mistero della vita, dell’amore e della morte con variazioni di alta qualità stilistica riguardanti sia l’impianto compositivo sia l'elaborazione degli elementi formali. (Francesco De Bartolomeis)».
